Alla scoperta della Galleria Umberto I di Napoli
La Galleria Umberto I di Napoli è uno dei simboli del capoluogo campano, realizzata in soli tre anni fra il 1887 e il 1890, nello stesso periodo in cui a Parigi veniva realizzata la Torre Eiffel.
La storia
L’idea della Galleria Umberto nasce nel 1885, quando viene approvata la legge per il risanamento della città di Napoli grazie alla quale la zona di Santa Brigida riceve una nuova definizione territoriale. Il progetto vincente prevede una galleria a quattro braccia che si intersecano in una crociera ottagonale coperta da una cupola. Le demolizioni degli edifici preesistenti iniziano il 1º maggio 1887 e il 5 novembre dello stesso anno viene posta la prima pietra dell’edificio.
Tre anni
Nel giro di tre anni (tempo brevissimo considerata l’imponenza della struttura) il 19 novembre 1890, la Galleria Umberto viene inaugurata. Ha da subito non solo un’importante funzione commerciale e sociale, ma anche monumentale, non potendo certo sfigurare rispetto alle bellezze artistiche presenti nei suoi pressi come il Maschio Angioino, la basilica di San Francesco di Paola, il Teatro San Carlo e Palazzo Reale. In poco tempo in questo luogo si concentrano così botteghe, studi professionali, redazioni di giornali, uffici e atelier di moda fino a diventare uno dei luoghi dove accadono i piccoli e grandi eventi della città di Napoli.
I protagonisti
La Galleria Umberto I sin dai primi tempi è molto frequentata dalle persone benestanti che la rendono immediatamente il centro mondano della città grazie anche all’ubicazione che la vede circondata dalle strade dello struscio quali via Toledo, via Santa Brigida e la non lontana Via Medina. Per la sua vicinanza a importanti luoghi della cultura e della politica, viene frequentata anche da attori e musicisti in cerca di un contratto che “fanno la posta” a impresari o colleghi in cerca di opportunità lavorative.
Sciuscià
La Galleria Umberto I è stata per 50 anni il regno degli Sciuscià, i lustrascarpe resi famosi dal film di Vittorio De Sica. Il termine deriva dall’inglese “shoe-shine” (lustrascarpe) che nel film sono due ragazzini di Napoli che si guadagnano da vivere lustrando scarpe in giro, finché per una bravata non iniziano un percorso che li porta in carcere e poi sempre più in basso. Farsi lustrare le scarpe in Galleria diventa così un vero e proprio rito negli anni in cui frequentare questo luogo di Napoli viene ritenuto motivo di vanto da parte dell’alta borghesia e dell’aristocrazia napoletana. La Galleria viene scelta nel 1896 come sede della prima sala cinematografica della città, nonché una delle prime in Italia, dove furono proiettati i primi film dei fratelli Lumiere
Architettura e arte
La Galleria Umberto I ha quattro ingressi, da altrettante prestigiose strade di Napoli: Via San Carlo (esattamente di fronte al Teatro San Carlo), Via Santa Brigida, Via Toledo e Via Verdi / Via Vittorio Emanuele III. Lunga 147 metri, larga 15 e alta quasi 35 metri, la Galleria è un prodigio di architettura e arte allo stesso tempo con tantissime opere da scoprire. Il numero quattro è ricorrente nella costruzione e nella storia. Vediamo perché.
L’esterno e i simboli
La facciata che guarda all Teatro San Carlo mostra nell’arco di destra l’Inverno, la Primavera, l’Estate e l’Autunno, e soggetti tradizionali che rappresentano lo svolgersi del tempo a cui sono legate le attività umane, il Lavoro e il Genio della scienza. Sul fastigio troviamo il Commercio e l’Industria semisdraiati ai lati della Ricchezza, miti della società borghese. L’arco di sinistra mostra sulle colonne i quattro continenti: l’Europa (una donna che impugna una lancia), l’Asia (una donna che stringe una coppa), l’Africa (una figura che ha con sé un casco di banane e una mano sopra una sfinge) e l’America (una figura che con la sua mano destra si posa su un fascio littorio e ai piedi ha un grosso volume di tavole geografiche con un globo terrestre su cui è scritto Colombo).
Nelle nicchie sono rappresentate a sinistra la Fisica e a destra la Chimica. Sul fastigio sdraiati ci sono il Telegrafo a destra e il Vapore a sinistra che affiancano l’Abbondanza. Nel soffitto del porticato si notano le divinità classiche Diana, Crono, Venere, Giove, Mercurio e Giunone.
Le facciate
La facciata su via Toledo reca due coppie di putti con scudi con gli emblemi dei due seggi di Napoli, e cioè il cavallo frenato per Capuana a destra, ed una porta per Portanova a sinistra.
La facciata su via Santa Brigida presenta negli scudi retti dai putti gli emblemi dei seggi di Porto, con l’uomo marino a sinistra, e di Montagna con i monti a destra. Ai lati dell’arco due pannelli allusivi alla guerra e alla pace.
La facciata di via Verdi ha negli scudi gli emblemi del seggio di Nido, con un cavallo sfrenato a sinistra, e del Popolo. Ai lati dell’arco due pannelli allusivi all’Abbondanza e alla Ricchezza caratterizzati dalla coltivazione della terra e dall’esercizio della navigazione.
L’interno
L’interno della galleria è costituito da due strade che si incrociano ortogonalmente, coperte da una struttura in ferro e vetro. Le delimitano alcuni palazzi, quattro dei quali con accesso dall’ottagono centrale. Sulla cupola, decorato con finestre a semicerchio, è visibile la Stella di Davide riproposta in tutte e quattro le finestre, presenza dovuta al fatto che la Galleria Umberto I è la sede storica della massoneria napoletana, in particolare della loggia massonica Grande Oriente d’Italia. Nel pavimento sotto la cupola si trovano mosaici con venti e segni dello zodiaco. I bombardamenti provocarono la distruzione di tutte le coperture in vetro. Nel braccio verso via Verdi si trova una scritta che ricorda la locanda Moriconi che nel 1787 aveva ospitato Goethe.
Nella Galleria non c’erano solo i locali per il commercio. A pochi passi dall’ingresso di via Santa Brigida fu costruito un piccolo teatro sotterraneo decretato ad accogliere concerti da camera: il Salone Margherita, inaugurato il 15 novembre del 1890, e che per più di vent’anni fu la sede principale dello svago notturno dei napoletani, accogliendo diversi importanti personalità nazionali come Matilde Serao, Salvatore Di Giacomo, Gabriele D’Annunzio, Ferdinando Russo, Eduardo Scarfoglio e Francesco Crispi.
Quattro stabili
All’interno della galleria ci sono gli ingressi di quattro stabili, strutturati su cinque piani, di cui i primi due sono utilizzati quasi unicamente per le attività commerciali presenti in Galleria (per lo più negozi di moda e abbigliamento, ristoranti e caffè e un fastfood), mentre gli ultimi tre piani sono destinati ad uffici, qualche abitazione privata e alberghi. Al secondo piano della facciata principale c’è il Museo del corallo e ne occupa la gran parte, dai balconi del museo i rilievi di stucco della facciata del Teatro San Carlo sono quasi “a portata di mano”.