Manifatturiero, l’Italia sale al settimo posto mondiale per “merito” della Gran Bretagna
Cina, Stati Uniti, Giappone, Germania, Corea del Sud, India. Da cinque anni sono queste, nello stesso preciso ordine, le sei principali potenze mondiali nel settore manifatturiero in base al valore aggiunto (elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati e stime Unctad e Ihs). L’Italia fra il 2015 e il 2019 sale dall’ottavo al settimo posto davanti a Francia, Regno Unito e Indonesia che chiude la top ten. Seguono dall’11esimo al 15esimo posto Messico, Russia, Taiwan, Brasile e Spagna.
CHI SALE, CHI SCENDE
Le prime due super potenze hanno visto crescere, anche se di poco, le rispettive quote di mercato fra il 2018 e il 2019, la Cina dal 27,7% al 28,2% e gli Stati Uniti dal 16,9% al 17,2%. Più staccati, in termini di quota di mercato, il Giappone (7,3%), la Germania (5,3%), la Corea del Sud (3,0%) e l’India (2,9%). Tutti compresi in un solo punto percentuale i Paesi dal settimo al quindicesimo posto, dall’Italia (2,2%) fino alla quindicesima della Spagna (1,1%). Le posizioni dei primi produttori mondiali negli ultimi cinque anni sono praticamente immutate. Le uniche variazioni di rilievo sono quelle del Brasile, che ha perso quattro posizioni allontanandosi dalle maggiori economie industriali, e il Regno Unito che nell’ultimo quinquennio ha registrato un calo di quasi mezzo punto percentuale (il più marcato tra le economie avanzate), soprattutto a causa del clima di crescente sfiducia e incertezza tra le imprese britanniche, prodotto dalla Brexit nel 2016. Il calo del Regno Unito ha fatto salire nel ranking mondiale l’Italia che pure ha visto la propria quota di mercato (2,2%) immutata.
EUROPA, NORD AMERICA, ASIA E PAESI BRIIC
Europa e Nord America coprono insieme il 37,8% del valore aggiunto manifatturiero globalmente prodotto nel 2019, una quota superiore a quella realizzata dal gruppo dei Paesi Briic (Cina, Brasile, India, Indonesia e Russia), pari al 35,4%. Sommando le quote di Giappone, Corea, Taiwan, e Singapore (12,2%), il contributo industriale proveniente dalle economie più avanzate del pianeta arriva alla metà del totale.