Italia e Digital divide, dal distanziamento fisico a quello virtuale
C’è un distanziamento, oltre quello fisico e obbligatorio previsto dalle normative sanitarie, che era presente già prima del Covid e che durante questo periodo di pandemia non è affatto diminuito, anzi. Parliamo del “distanziamento” digitale, il digital divide sempre presente fra Italia e altri Paesi europei e fra Sud e Nord del Paese.
Lo scenario
I dati di scenario, secondo Istat, Infratel e Cnel, ci dicono che una famiglia su tre (33,8%) non ha un computer, e il dato cresce al 41,6% al Sud. Solo il 14,1% delle famiglie ha un computer per componente, e ben 2 giovani su 3 tra i 14 e i 17 anni hanno basse competenze digitali. Solo 11,5 milioni di persone hanno accesso alla banda ultra larga e solo il 28% ha una connessione in download di almeno 100 MB per secondo.
Rafforzare le competenze
Nonostante il bisogno di maggiore connessione da casa dovuto al forzato stare in casa, solo il 19% degli italiani ha affermato di aver potenziato le proprie competenze digitali dopo il primo lockdown: lo ha fatto per poter comunicare virtualmente con gli altri (72%), fare ordini on line (50%), svolgere la propria attività lavorativa (38%) e gestire la propria attività bancaria, finanziaria, postale e di altri servizi online (32%). Il miglioramento ha coinvolto innanzitutto le persone intorno ai cinquantenni, e le persone che hanno incrementato gli acquisti on line sono il 22% degli italiani.
Scuola e Dad
Il digital divide era evidentemente già presente prima del lockdown, e il Covid ha solo amplificato determinati problemi. Come la scuola, ad esempio, dove la Didattica a distanza (dad) ha imposto alle famiglie con più figli di avere più computer. Ecco che allora nei centri metropolitani quasi una famiglia su tre ha avuto difficoltà nel poter seguire le lezioni, mentre nei piccoli Paesi i problemi hanno riguardato addirittura più della metà dei ragazzi, laddove mancava il possesso di un numero adeguato di device per consentire a tutti i figli di seguire le lezioni on line. Nel ceto medio la difficoltà ha riguardato un terzo delle famiglie, fra le classi popolari il dato sale a circa il 40%,
Smart working
Per quanto riguarda la possibilità di lavorare in smart working, ha potuto farlo poco più di un terzo delle persone nei piccoli centri, mentre nelle aree metropolitane è stato possibile per la metà della forza lavoro.
Infrastrutture tecnologiche
Gli italiani valutano appena sufficiente il livello di infrastrutture tecnologiche, e quasi un terzo dell’opinione pubblica boccia del tutto la dotazione nazionale. Le difficoltà del sistema infrastrutturale nazionale sono venute ancora di più alla luce nel corso dell’ultimo anno durante la pandemia, con quasi 4 italiani su 10 che hanno avuto problemi di connessione con la rete. Più della metà delle persone chiede investimenti per diffondere la banda larga su tutto il territorio (53%) e avere una connessione alla rete più potente (43%). E poi c’è chi chiede allo Stato di dare un computer a ogni famiglia (23%). Durante il Covid si è ampliata la consapevolezza del ritardo digitale della nostra società e la stragrande maggioranza degli italiani (80%) avverte l’esigenza di una completa digitalizzazione dei servizi pubblici.
Internet e banda larga gratis
C’è chi individua nell’accesso alla rete un bene primario che, come tale, dovrebbe essere garantito a tutti, indistintamente e gratuitamente, dallo Stato (49%) e chi si focalizza sull’esistenza di un digital divide di origine sociale e culturale che dovrebbe essere combattuto attraverso l’accesso gratuito alla rete garantito dallo Stato solo per la fascia della popolazione povera o disagiata. Un po’ come diceva nel 2015 l’allora presidente degli Usa Barack Obama lanciando un programma federale per garantire l’accesso alla banda larga contro la povertà: “Se non hai accesso a Internet oggi tutto è più difficile: trovare lavoro, istruirti, ottenere servizi pubblici”.