Spritz e Vaccini. Perché serve una campagna per i giovani
Per chi si vaccina nel mondo ricchi premi e cotillon
Chi ha fatto almeno una dose di vaccino e ha almeno 18 anni partecipa a una lotteria, in premio 1 milione di dollari. Cinque le estrazioni, tutte di mercoledì. Accade negli Stati Uniti, in Ohio. Seguirà una estrazione dedicata anche ai più piccoli: fascia di età 12 – 17 anni, in palio una borsa di studio per frequentare l’Università. Questa la notizia più viraleggiante, ma le iniziative analoghe sono tante, ad ogni latitudine. Negli Emirati Arabi alcuni ristoranti praticano lo sconto del 10% per chi ha fatto la prima dose di vaccino e del 20% per chi le ha fatte tutte e due. In una città della martoriata India, a Rajkot, alcuni orafi regalano forcine d’oro alle donne che si fanno vaccinare. Per gli uomini in omaggio un frullatore a immersione (sul serio). Tornando negli Stati Uniti si va dal premio di 100 dollari per i dipendenti dello Stato del Maryland, alla birra gratis per chi fa la prima dose a maggio nel New Jersey, ai biglietti gratis per il baseball a New York.
Sempre nella Grande Mela, poi, legalizzato l’uso della marijuana per fini ricreativi, un gruppo di attivisti offre una canna a chi si vaccina.
La catena Krispy Kreme, dal canto suo, rilancia con una ciambella gratuita al giorno – di quelle così care a Homer Simpson – a chi presenta la tessera da vaccinato. (Una volta alla settimana poi lo ha dovuto concedere anche ai no vax che protestavano).
Iniziative analoghe di incentivo o – altrimenti – di sanzione per chi non si vaccina, affiorano ovunque nel mondo: dal Messico alla Serbia, da Israele alla Russia.
I nemici: fake news e indifferenza giovanile
Le ragioni sono note: favorire il raggiungimento dell’immunità di gregge. Obiettivo per nulla scontato, tanto più che a mano a mano che scende l’età della popolazione vaccinabile aumenta la percentuale di chi è refrattario a farsi iniettare dosi di Astrazeneca, Moderna, Pfizer o altro.
Le ragioni vengono imputate principalmente alla mancanza della percezione del rischio, alla lontananza siderale dal senso della morte che sta in capo ai più giovani.
Questa condizione rischia di essere ancora più critica in Paesi come l’Italia, per via di un secondo fattore: la credulità popolare.
Uno studio di Avaaz evidenzia come le fake news sulla pandemia e sugli effetti nefasti dei vaccini hanno il doppio di probabilità di essere letti in Europa rispetto agli Stai Uniti. Tenuto conto dei dati sulla capacità di discernere le fonti tra affidabili e non nel Bel Paese è intuibile un rischio più alto della media.
L’urgenza di una campagna in Italia
Per queste ragioni, mentre prendono il via le prenotazioni per gli over 40 è già urgente avviare una campagna di informazione e ove occorra di incentivo per favorire la partecipazione dei più giovani alla vaccinazione.
A meno che non si ritenga sufficiente il rilascio del Green Pass. Potrebbe bastare, potrebbe non bastare. E non è il caso di scoprirlo cammin facendo senza avere almeno un piano B.
Meglio coinvolgere banalmente da subito testimonial che sono ascoltati dai giovani, sia perché mostrino il braccio mentre ricevono l’iniezione a favor di telecamera, sia perché partecipino a momento di corretta informazione: Ugualmente utilissimo è prevedere forme di incentivi che coinvolgano i grandi player, i giganti dei prodotti e dei servizi più amati dagli under 40 e ancor più dagli under 30.
Sì, certo, ci vorrà a monte una nuova e più potente dose di corretta informazione su rischi che derivano dal non vaccinarsi e blablabla. Ma meglio tenere questo e quello assieme, che correre il rischio di scoprirsi con un gregge che segue le voci di novax o mantiene ferme le proprie – umanamente comprensibili – perplessità o peggio che pascola nell’indifferenza al senso stesso della campagna di vaccinazione.
E allora viva le ciambelle gratis , gli sconti sulla playstation e sulle scarpe da tennis, sui trucchi e sui concerti, sulle birre e sui cioccolatini, purché non si corrano (altri) rischi.