Dalla pandemia all’infodemia: così il virus si insinua non solo nel corpo ma anche nella mente degli italiani
Dalla pandemia all’infodemia (vale a dire l’epidemia dell’informazione), il virus si insinua non solo nel corpo ma anche nella mente degli italiani. E’ quanto emerge della ricerca biennale Infosfera, ideata e promossa dal laboratorio Unisob MediaLab dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, che mostra come l’epidemia di Covid abbia scatenato anche un’epidemia di informazioni nel corso della quale i social sono stati “occupati” da annunci fuorvianti, notizie false, teorie della cospirazione, fake news e così via.
Lo storytelling del virus creato in laboratorio
Più in dettaglio, in un anno è aumentata dal 19,36 % al 26,48 % la quota di italiani che crede alla narrazione del virus creato in laboratorio come arma batteriologica. Quanto al tracciamento, se nella prima fase della pandemia il 56,81 % degli italiani riteneva necessario tracciare i movimenti dei cittadini attraverso app o smartphone per prevenire nuovi contagi dell’epidemia, un anno dopo la percentuale è scesa al 40,6 %. Ad aprile 2020 l’Italia aveva risposto all’emergenza pandemica in maniera tardiva ma efficace per il 55,93 % degli intervistati, poi il dato è crollato al 36,03 %.
Fake news
L’italiano medio emerge dalla ricerca come un credulone vittima delle fake news: la ricerca di Unisob MediaLab realizzata in collaborazione con il Centro Studi Democrazie digitali, la Fondazione Italiani – Organismo di ricerca el’Associazione italiana della Comunicazione pubblica e istituzionale, ha registrato infatti un clamoroso aumento del tempo trascorso su internet dagli italiani.
Quelli che trascorrono più di 4 ore al giorno sono aumentati dal 50,09% all’83,8%, un dato che porta a credere ancora di più alle fake news. Il 64,37% degli italiani non sa distinguere una pagina Facebook da un sito di bufale, mentre l’86,13% non sa riconoscere un profilo fake di Twitter e il 60,78% confonde il sito di bufale proposto con un sito di informazione vero e credibile. Poco più di un terzo degli italiani pensa che gli apparati dell’informazione tradizionale tendano a manipolare le notizie (in particolare più aumentano età e istruzione, più cresce la tendenza a credere alla manipolazione).
Credibilità dei media
E proprio la credibilità dei media risulta essere l’unico antidoto alle fake news: gli italiani tendono a credere a una notizia come vera soprattutto quando l’autore è verificato o esperto in materia o quando contiene citazioni e riferimenti ad altre fonti attendibili. L’autorevolezza dei media tradizionali può costituire uno degli antidoti principali alla circolazione delle fake news.
Le televisioni nazionali pubbliche sono utilizzate dal 55,99 % degli italiani (ancora di più da anziani e istruiti) e in esse ripone fiducia il 49,85 % del campione. Le radio nazionali sono utilizzate dal 37,82 % degli italiani, i quotidiani nazionali cartacei dal 30,14 % (principalmente i più anziani), i portali di informazione online dal 45,41 %.
Cellulari
Cresce l’utilizzo del telefonino come device per accumulare informazioni, il 73 % nel 2020 rispetto al 69,34 % del 2018. Questa tendenza si ritrova nei giovani 21 – 25 anni nel 83,95 % dei casi. Solo il 24,45%, in particolare le donne, usano una agenda di carta.
Un italiano su cinque, ovvero il 20,91 %, crede di soffrire di insonnia a causa di un intenso utilizzo di tecnologia (smartphone / tablet / computer / console di giochi) o di internet. Uno su quattro, ovvero il 25,70 %, controlla e monitora costantemente i social media, in particolare i giovani 21 – 25 anni (36,68 %). Un adolescente su tre ha problemi di concentrazione, e uno su quattro perde il senso del tempo eccedendo nell’uso di internet.