Radiografia del non profit nell’Italia della pandemia
La crisi provocata dalla pandemia ha fatto aumentare la centralità dello Stato come agente riequilibratore dei fattori economici e sociali di disparità. E ha dato un nuovo protagonismo agli operatori del non profit, settore che sempre più spesso fa da sponda al sistema sanitario aiutando persone in condizioni di emergenza e povertà. Anche il no profit, tuttavia, è stato molto penalizzato dall’emergenza Covid tra attività alle quali è stato imposto il fermo totale ed enti che hanno registrato una caduta verticale delle entrate.
I DATI NELLE REGIONI
Secondo i dati Svimez, nel Mezzogiorno il numero di istituzioni attive è aumentato del 2%, con il record in Campania (+7,2%) e Molise (+6,6%), seguiti dalla Calabria (+3,3%), e con variazioni negative in Sardegna (– 5,6%) e Puglia (–1,2%). La crescita del non profit meridionale è tuttavia ancora in ritardo rispetto al resto del Paese. Ridotto è il numero di occupati (166.061), con una crescita annuale di appena lo 0,9%. La Basilicata perde il 12%, la Sicilia il 2%. Moderata crescita per Sardegna (0,4%) e Campania (0,5%), record per il Molise (+9,3%). Nel Sud anche il rapporto tra occupati e popolazione (80,2 dipendenti per 10mila abitanti) è inferiore alla media nazionale (139,7). È il Nord-ovest l’area con il maggior numero di dipendenti (286.741) e il miglior rapporto (178,2 dipendenti su 10mila abitanti), seguito dal Nord-Est (171,2) e dal Centro (159,9). Il Sud presenta il valore più basso di occupati (12,5%) compresi in gran parte nella sanità (8,5%) e poi nei settori sportivo- culturale (0,6%), Istruzione e Ricerca (1,4%) e Assistenza sociale (1,5%).
POCHE DONNE, POCHE FONDAZIONI
Contenuta è la presenza femminile, sintomo secondo la Svimez dell’incapacità di aprire alle donne un mercato del lavoro che è comunque ritenuto culturalmente prossimo alle funzioni loro attribuite per distorta convenzione sociale. Si registra inoltre una minore solidità dell’occupazione non profit a causa dalla sua particolare predisposizione verso pratiche di sotto-inquadramento del personale, con l’obiettivo di risparmiare. Nel Mezzogiorno la scarsa presenza di Fondazioni è particolarmente sentita in Puglia (3,1%) e Sicilia (3,1%), con il settore culturale e sportivo (4,8%) ad essere il più diffuso.