Istat: nel 2020 italiani più poveri. Mai così dal 2005
Nel Bel Paese la povertà assoluta interessa 5,6 milioni di persone ed è in aumento al Nord
Era il 28 settembre del 2018 quando l’allora vicepremier Luigi Di Maio, al termine del Consiglio dei Ministri in cui veniva varata la modifica al Def con conseguente introduzione del Reddito di Cittadinanza, festeggiava affacciato dal balcone di Palazzo Chigi, con gli altri ministri del Movimento 5 Stelle, la “fine della povertà”. Ad acclamarlo, champagne stappato, la folla di parlamentari pentastellati che da Montecitorio si era mossa verso il palazzo del governo. Da allora sono passati quasi tre anni: il Governo ha un nuovo premier, il M5S ha cambiato leader e l’Italia tocca un nuovo record di poveri. Causa, certo, l’uragano scatenato dal Covid, ma il primato negativo fa scomparire tutti i precedenti fino al 2005.
Il Rapporto Istat sulla povertà in Italia nel 2020
A fotografare la situazione socio-economica del Paese è l’Istat che ha appena presentato i dati annuali del suo ultimo report sulla povertà in Italia. Uno studio riferito al 2020 che assume particolare significato perché riguarda il primo anno di emergenza sanitaria. Il rapporto dell’Istituto ribadisce il quadro delineato dalle stime preliminari di marzo: nell’anno della pandemia toccati valori record da 15 anni. Nel 2020, infatti, la povertà assoluta aumenta raggiungendo oltre due milioni di famiglie (con un’incidenza pari al 7,7%), per un totale di oltre 5,6 milioni di individui (9,4%). Un incremento significativo rispetto al 2019 quando l’incidenza era pari, rispettivamente, al 6,4% e al 7,7%.
I più poveri tra i poveri
E il rapporto conferma le strutturali debolezze italiane: tra i più poveri incontriamo le famiglie giovani con figli e soprattutto le famiglie numerose (tanto che i minorenni in condizione di povertà superano quota 1,3 milioni), i cittadini stranieri, e la persistenza di un nucleo maggiore di famiglie povere nel Mezzogiorno.
Ma se Sparta piange, Atena non ride. La crescita più ampia dell’incidenza delle famiglie in povertà assoluta, infatti, si registra nel Nord dove la povertà familiare sale al 7,6% dal 5,8% del 2019. Così, se nel 2019 le famiglie povere del nostro Paese erano distribuite quasi in egual misura al Nord (43,4%) e nel Mezzogiorno (42,2%), nel 2020 arrivano al 47% al Nord contro il 38,6% del Mezzogiorno, con una differenza in valore assoluto di 167mila famiglie.
Anche in termini di individui, è il Nord a registrare il peggioramento più marcato, con l’incidenza di povertà assoluta che passa dal 6,8% al 9,3%.
Oltre 1,3 milioni i minori coinvolti
Lo scenario si aggrava se si valuta la condizione di bambini e ragazzi: nel Bel Paese oltre 1,3 milioni di minori vive in povertà assoluta, con un tasso cresciuto di oltre due punti rispetto al 2019 (11,4%). Oltre a essere più spesso povere, le famiglie con minori sono anche in condizioni di disagio più marcato. A giocare un ruolo importante nel determinare la condizione socio-economica della famiglia è poi la cittadinanza: è in condizione di povertà assoluta l’8,6% delle famiglie con minori composte solamente da italiani (in crescita rispetto allo scorso anno) e il 28,6% delle famiglie con minori composte solo da stranieri.
L’indagine Istat rivela, inoltre, che quasi la metà delle famiglie povere vive in una casa in affitto.
Dove va meglio
In generale, istruzione e livelli occupazionali migliori proteggono le famiglie dalla povertà. La sua diffusione diminuisce, infatti, al crescere del titolo di studio. Se la persona di riferimento ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore l’incidenza è pari al 4,4%, mentre si attesta al 10,9% se ha al massimo la licenza di scuola media (entrambe le modalità in crescita rispetto al 2019).
L’unica nota positiva del rapporto Istat è che queste famiglie sono, tuttavia, un po’ meno povere, poiché – affermano i ricercatori dell’istituto statistico – «il valore dell’intensità della povertà assoluta – che misura in termini percentuali quanto la spesa mensile delle famiglie povere è in media al di sotto della linea di povertà (cioè “quanto poveri sono i poveri”) – registra una riduzione (dal 20,3% al 18,7%) in tutte le ripartizioni geografiche. Un risultato, si spiega, “frutto anche delle misure messe in campo a sostegno dei cittadini (reddito di cittadinanza, reddito di emergenza, estensione della Cassa integrazione guadagni, ecc.) che hanno consentito alle famiglie in difficoltà economica – sia quelle scivolate sotto la soglia di povertà nel 2020, sia quelle che erano già povere – di mantenere una spesa per consumi non molto distante dalla soglia di povertà”. Insomma, le famiglie italiane hanno maggiori difficoltà, ma hanno tenuto “botta” durante la fase drammatica della pandemia. Il dato di fatto, però, è che la strada per la risalita è ancora molto lunga.