Pil e occupazione fra passato, presente e futuro: le regioni italiane danno i numeri
C’è una “nuova divergenza” tra il Mezzogiorno e le aree settentrionali del Paese, in un contesto di sostanziale stagnazione dell’economia italiana. Lo conferma l’analisi dei principali indicatori socioeconomici delle regioni italiane per il biennio 2020-2021 compiuta da Banca d’Italia e Svimez che evidenzia andamenti differenziati non sempre connessi alle macroregioni territoriali di riferimento.
Gli andamenti 2020
Per quanto riguarda il Sud, nel 2020 sono crollati il Pil della Sardegna (-9,7%), della Calabria (-9,6%) e della Basilicata (-9,0%), interrompendo il ciclo positivo avviato dal 2015 anche a seguito della scelta di Matera quale capitale europea della cultura. L’Abruzzo registra -8,6%, la Campania -8,4%, Molise e Puglia -8,2% (in media con il Mezzogiorno). Solo la Sicilia registra un calo inferiore alla media (-6,5%). La Campania ha il calo degli investimenti più alto del meridione (-11,5%) e il più alto “tasso di inclusione” (quota di percettori del reddito di cittadinanza ogni mille abitanti).
Il Centro registra nel 2020 una caduta del Pil in media dell’8,9%. Fanno “meglio” solo il Lazio (che perde il 7,8%) e l’Umbria (-8,5%), mentre Marche e Toscana fanno peggio, calando rispettivamente dell’11,2% e del 10,1%. Nel Nord-Est (che in media cala del 9,4 per cento), Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia perdono il 9,2% e il 7,9% rispettivamente, mentre fanno peggio il Trentino-Alto Adige (-9,9%). A Nord-Ovest la Lombardia vede calare il Pil dell’8,8% e la Liguria del 9,6%.
Le stime del Pil per il 2021
Le previsioni per il 2021 evidenziano una migliore crescita del Pil al Sud per Abruzzo e Campania (rispettivamente +4,6% e +4,2%); seguono Puglia (+3,5%), Sardegna (+3,2%) e quindi Basilicata, Molise e Sicilia (+2,8%); chiude la Calabria (+2,1%). Nel Centro buona crescita prevista per Toscana (+5,1%), Lazio (+4,6%), Marche (+4,4%) e Umbria (+4 %). Nessuna di queste regioni supera comunque il valore medio del Centro-Nord (+5,1%), ulteriore segnale di quel rischio – già segnalato dalla Svimez – di allontanamento delle regioni del Centro e del Sud dalle aree più avanzate del Paese. Lombardia e Liguria cresceranno addirittura del 5,8% e del 5,2% rispettivamente; Piemonte e Valle d’Aosta del 4,6% e del 4,2%. Sensibile crescita, infine, di Emilia-Romagna (+6,7%), Veneto (+6,3%), Friuli-Venezia Giulia (+5,3%) e Trentino-Alto Adige (+4,9%).
Le previsioni 2022
E veniamo al prossimo anno: secondo la Svimez il Pil italiano dovrebbe crescere in media del 4,7% nel 2021 e del 4,0% nel 2022, ma ancora una volta con andamenti territoriali molto differenziati fra le regioni italiane. In un Mezzogiorno che dovrebbe crescere del 3,2%, le migliori performance previste dovrebbero essere quelle di Abruzzo e Campania (+3,9% e +3,6%), seguite da Puglia (3%); e Basilicata (2,4%), tutte comunque con crescita inferiore rispetto al 2021, a differenza di Molise (+3,4%), Sardegna (+3,3%), Calabria e Sicilia (+3,0%) che prospettano una crescita maggiore nel 2022 rispetto al 2021.
Il Centro Italia dovrebbe crescere nel 2022 in maniera significativa (+3,1%) ma comunque meno del Centro-Nord (+4,3%). La Toscana fa prevedere un +4,1% e il Lazio +3,9%, mentre la Lombardia con +5,0% si attesta su livelli superiori anche alla media del Centro-Nord. Più staccate Liguria (+4,1%) e Piemonte (+4,0%). Nel Nord-Est quasi tutte le regioni superano il livello medio del Centro-Nord: l’Emilia-Romagna fa segnare +5,3% previsto, il Veneto +4,8%, il Friuli-Venezia Giulia 4,7%, il Trentino alto Adige +4,2%.
L’occupazione
Considerando invece le previsioni sull’occupazione, le analisi Svimez indicano una crescita sostanzialmente analoga sia al Sud che al Centro-Nord, attestandosi la variazione del Mezzogiorno all’1,6% nel 2021 e al 2,8% nel 2022, mentre nel Centro-Nord si arriverà all’1,7% nel 2021 e al 3,0% nel 2022. Abruzzo, Campania, Puglia e Sicilia dovrebbero crescere in entrambi gli anni più della media del Mezzogiorno. Nel Centro, solo la Toscana farà meglio della media del Centro-Nord nel 2021 e 2022. I valori delle regioni settentrionali dovrebbero essere invece quasi sempre superiori alla media del Centro-Nord tanto in Lombardia quanto nel Piemonte.