Svimez: Italia 2021, un anno di divari
Dopo un 2020 nel quale la grave crisi pandemica ha reso “negativamente omogenei” e “omogeneamente negativi” gli andamenti economici territoriali nel Centro-Nord e nel Sud, l’ultimo rapporto Svimez prova a capire come potrà esserci presumibilmente un nuovo “divario” dovuto alle diverse risposte di Centro Nord e Sud alle politiche di resilienza e agli interventi previsti dalle risorse del Pnrr
Crescita
Innanzitutto le previsioni sull’incremento del Pil 2021 rispetto al 2020, stimato del 6,8% nel Centro Nord e del 5% nel Sud. Nel 2022 la Svimez prevede un aumento del Pil del 4,2% al Centro-Nord e del 4% nel Mezzogiorno; l’anno successivo del 2,6% e dell’1,9%, rispettivamente così come nel 2024 del 2% e dell’1,5%.
Differenza di genere e mondo del lavoro
Un primo divario fra Sud e Centro Nord è quello di genere nel mondo del lavoro. La quota di donne NEET è molto elevata nel Mezzogiorno, quasi 900mila, con valori intorno al 40% rispetto al 17% della media europea. Il tasso di occupazione delle 20-34enni laureate da 1 a 3 anni è appena il 44% nel Mezzogiorno a fronte di valori superiori al 70% nel Centro-Nord. L’occupazione femminile nel Sud si è ridotta di circa 120mila unità nel 2021.
Demografia e migrazioni
C’è poi il divario demografico, anche a causa degli effetti diretti e indiretti della pandemia: nel 2020 il saldo migratorio interno risulta negativo al Sud per oltre 50 mila unità a favore delle regioni del Centro-Nord. Fra il 2002 e il 2020 sono emigrate dal Sud più di un milione di persone, di cui il 30% laureati.
Povertà
Nel 2020, anche a causa della pandemia, la povertà assoluta è aumentata e sono oltre 2 milioni le famiglie italiane oggi povere, per più di 5,6 milioni di persone. Nel Sud la povertà assoluta è più elevata, con un’incidenza del 9,4% fra le famiglie.
Giustizia
Anche la giustizia efficiente è un fattore fondamentale per la competitività delle imprese, ancor più per i territori in relativo ritardo come il Mezzogiorno, storicamente caratterizzato da ampi e persistenti divari di sviluppo e strutturalmente più fragile del resto del Paese, e che si segnala sempre per la più alta domanda di giustizia, con una media di 777 nuovi casi (ogni 10.000 abitanti) all’anno a fronte dei 704 del Centro e dei 541 del Nord.
Tempi dei processi
Tempi dei processi troppo lunghi e bassi livelli di performance dei tribunali possono deteriorare il business environment di un territorio influenzando le decisioni di investimento degli operatori nazionali ed esteri. Nel PNRR la riforma della giustizia, insieme a quella della Pubblica Amministrazione, è considerata la necessaria precondizione per garantire al Paese maggiore competitività, aumentare l’attrattività per gli investimenti, favorire la crescita e lo sviluppo economico.
Efficienza tribunali
Anche qui però, per il momento, ancora ampio e persistente è il divario di efficienza tra i tribunali del Centro-Nord e quelli del Sud: nel 2019 per chiudere un processo civile occorrevano 280 giorni nei tribunali del Nord, 380 al Centro e quasi 500 nel Mezzogiorno (in rapporto alla popolazione) mentre un processo penale si chiudeva al Nord in 290 giorni, in 450 giorni al Centro e in 475 giorni nel Sud. Il tutto a fronte di una dotazione di personale togato superiore alla media nazionale: nel 2019 operano al Sud circa 11 magistrati ogni 100.000 abitanti (con punte di 15 magistrati in Calabria e 13 in Campania) a fronte dei circa 9 del Centro e 7 al Nord (la dotazione minima è quella di Veneto ed Emilia-Romagna rispettivamente con 5 e 6 magistrati ogni 100.000 abitanti).
Mobilità
Il divario interno italiano si manifesta nel settore mobilità in termini di dotazione infrastrutturale a lunga distanza (alta velocità ferroviaria, collegamenti aeroportuali ecc…); e di offerta di servizi di mobilità a corto raggio. Per il Mezzogiorno si registra un duplice vistoso livello di sotto dotazione, dai servizi del trasporto pubblico nelle aree urbane ai servizi innovativi e flessibili della sharing mobility. La rete ferroviaria locale elettrificata al Sud è del 22,3%, contro il 52,6% del Nord e il 98,2% del Centro.
Digital divide
Persiste anche un evidente digital divide: nel Mezzogiorno è più elevata la frequenza di persone senza competenze digitali (4,3% della popolazione) o con competenze basse (47,8%), mentre nelle regioni del Nord prevalgono coloro che hanno un alto livello di competenze digitali (32% nel Nord- Ovest e 30,8% nel Nord-Est). La quota di personale laureato delle Pubbliche amministrazioni è inferiore all’11% nel Comune di Palermo, di poco più del 19% a Napoli, mentre sale a circa il 24% in quello di Milano per arrivare al 32% a Bologna e Venezia.