ISTAT, NASCITE AI MINIMI STORICI. UN PAESE CHE NON E’ PRONTO AL CAMBIAMENTO
Nuovo record negativo per le natalità, ma segnali positivi per il futuro. Serve un cambio di mentalità
Ogni anno arriva implacabile, puntuale come un orologio svizzero. È il report Istat sul crollo delle nascite nel Bel Paese, una tragedia annunciata che non lascia margini di miglioramento. E assieme ai numeri, implacabili sono anche i commenti di opinionisti di ogni sorta, con la fiera dei luoghi comuni. Da un lato i fautori della famiglia che attaccano le donne “non più disposte a fare figli, perché troppo concentrate sulla carriera”, dall’altro quelli che puntano il dito contro lo Stato perché “gli asili nido che non ci sono, i fondi per le famiglie sono pochi”.
I dati Istat
Ma guardiamo i dati: i nuovi indicatori demografici 2021 pubblicati dall’Istat parlano di natalità al minimo storico con un nuovo record negativo per le nascite che scendono a 399 mila, pari a -1,3% rispetto al 2020. Il crollo della natalità è stato determinato anche dalla pandemia, come scrive l’Istat, poiché “le intenzioni riproduttive nelle coppie manifestatesi nel 2021 hanno per lo più avuto corso nel 2020”. Quindi, alla più che consolidata questione nazionale della bassa fecondità si sono associati gli effetti del lockdown, generando ancora più incertezza nelle scelte di pianificazione familiare.
Segnali di ripresa
La buona notizia è che l’Istat evidenzia segnali di ripresa della natalità nella parte finale dell’anno. Circostanza legata all’aumento di numero di matrimoni. Superato il blocco pandemico del 2020, infatti, nel 2021 si sono celebrati 179 mila matrimoni, con una crescita dell’85% sull’anno precedente che non ha tuttavia riportato la frequenza annua al livello del 2019.
Spiega l’Istat: “Stante il positivo legame tra nuzialità e intenzioni riproduttive, considerato che tutt’oggi nel Paese almeno i due terzi delle nascite hanno origine all’interno del nucleo coniugale, la ripresa della nuzialità del 2021 potrebbe sottintendere un parziale recupero di nascite nel corso del 2022”. In realtà, primi segnali per quanto timidi di ripresa si ravvisano già a novembre e dicembre 2021, quando si sono registrate circa 69 mila nascite, il 10% in più di quanto rilevato nel medesimo periodo del 2020.
I nodi da sciogliere
Inoltre, nel 2021 il numero medio di figli per donna è aumentato: è stato pari a 1,25, in lieve rialzo rispetto all’1,24 del 2020. In prospettiva, secondo l’Istat, per contrastare la perdurante bassa natalità, il Paese avrebbe bisogno non solo di fare molti più figli di quanti se ne facciano normalmente, ma anche di incrementare la base potenziale di chi potrebbe farli. Anche perché avere figli è sempre più una scelta rinviata nel tempo e, in quanto tale, ridotta rispetto a quanti idealmente se ne desiderano. L’età media al parto, infatti, ha raggiunto i 32,4 anni (+0,2 sul 2020), un parametro che segna regolari incrementi da molto tempo (30,5 nel 2002). Ma come fare?
Samantha Cristoforetti e il saluto ai figli
L’immagine di Samantha Cristoforetti che saluta i figli prima di partire per una nuova missione nello spazio è soltanto l’emblema di ciò che accade ogni giorno. La Cristoforetti, infatti, rappresenta un’eccezione alla quale ancora non ci siamo abituati. Starà in orbita per cinque mesi nella Stazione Spaziale Internazionale e i bimbi rimarranno con il papà. Una decisione che ha generato da parte di molti un atteggiamento di odio perché a una mamma non è permesso di lasciare i propri figli neanche per andare a lavorare. Figuriamoci partire nello spazio.
La Corte Costituzionale dice sì al doppio cognome
Esattamente nello stesso giorno, la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’automatica attribuzione del cognome paterno ai figli. Più precisamente, la Corte si è pronunciata sulla norma che non consente ai genitori, di comune accordo, di attribuire al figlio il solo cognome della madre e su quella che, in mancanza di accordo, impone il solo cognome del padre, anziché quello di entrambi i genitori. Si tratta di un risultato storico. La sentenza, infatti, rappresenta il traguardo di un lungo percorso giurisprudenziale, «nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale». Dunque, la regola non sarà più quella dell’attribuzione del cognome paterno, ma ai figli verrà attribuito automaticamente il cognome di entrambi i genitori. Salvo che essi decidano di comune accordo di attribuire solo un cognome, che potrà essere quello paterno o quello materno. Un cambiamento epocale nel cammino verso l’effettiva parità di genere.
Insomma, forse ce la possiamo fare. A fare meno scalpore per una donna che saluta i suoi figli prima di partire per lavoro. E vale per tutte, sia per chi vola nello spazio che per chi abita il Pianeta Terra.